Wednesday, December 3, 2008

Connettere il patrimonio culturale, ma senza l'Italia


Un breve post per segnalare un fatto interessante: poco dopo il suo lancio ufficiale, Europeana, la grande biblioteca-museo-archivio virtuale e comune per tutti cittadini europei, ha visto chiudere il proprio sito. Il motivo? Nessun attacco hacker, nessun malfunzionamento tecnologico, nessuna interruzione di fondi da parte dell'Unione Europea, ma soltanto un grande crash dei server dovuto alla troppe visite, stimate nell'ordine di 10 milioni di accessi singoli all'ora. Dal sito del progetto: "popularity brings down the site - We launched the Europeana.eu site on 20 November and huge use - 10 million hits an hour - meant it slowed to a crawl. We are doing our best to reopen Europeana.eu in a more robust version." Un vero successo per tutti i sostenitori dell'Europa, della cultura e della "Repubblica delle Idee"!

Allo stesso tempo un commento sul blog "Europe" di Andrea Bonanni (Repubblica.it) ci offre una prospettiva più politica o, se vogliamo, più demoralizzante, legata all'affaire Europeana; di seguito una citazione del suo post:

Il ministro per le politiche comunitarie, Andrea Ronchi, ha lanciato un perentorio monito alle istituzioni europee sull'uso della lingua italiana (www.politichecomunitarie.it): costituito una task force che vigila sui siti comunitari…segnalateci siti comunitari senza la nostra lingua laddove questo risulti effettivamente penalizzante. Tutte le informazioni saranno raccolte in un dossier che servira' a rafforzare le nostre rivendicazioni>. Lo accontentiamo subito. La Commissione ha appena lanciato Europeana [...] [...] Ebbene, nella lista delle novanta istituzioni europee che partecipano all'iniziativa non c'è una biblioteca italiana, non un centro di ricerca o una rappresentanza nazionale italiana. Ci sono tutte le librerie nazionali (perfino quella dell'Islanda e del Liechtenstein) tranne quella italiana. Gli unici siti italiani presenti sono la Fondazione Federico Zeri, il museo di storia della scienza di Firenze e l'istituto per i beni artistici e culturali dell'Emilia Romagna. Istituzioni di prestigio, d'accordo, ma che non rendono certo l'idea del peso della cultura italiana nella creazione di una identità europea. L'assenza di istituzioni culturali che dipendono direttamente dallo Stato italiano è a dir poco scandalosa, soprattutto da parte di un governo che rivendica orgogliosamente i meriti della nostra cultura e della nostra lingua.

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