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Thursday, March 5, 2009

Unirsi o perire! Un governo federale per l'Europa

Dopo moltissimo tempo torno finalmente ad intervenire sul blog, girando la mozione che il Comitato Federale della Gioventù Federalista Europea ha approvato nella sua ultima riunione a Verona. Più che di un documento politico, si tratta di una riflessione a breve-medio e lungo termine sulla strategia dei federalisti europei, sulla crisi strisciante della civiltà (e della civilizzazione) occidentale e globale e sull'inedito contesto storico che abbiamo l'opportunità (unica) di raccontare giorno dopo giorno.


Unirsi o perire! Un governo federale per l'Europa

Non perdiamo l'occasione delle Elezioni europee del 2009

Il Mondo e l'Europa versano in una gravissima crisi economico-finanziaria che si è aggiunta a quelle, non meno gravi, energetica ed ambientale. Oltre lo spettro di una nuova, grandissima, depressione, si aprono però spazi per una nuova stagione politica cosmopolita e per l'adozione di soluzione sovranazionali innovative e coraggiose.

Gli stati europei hanno dimenticato la lezione delle guerre mondiali e lo spirito ideale che animava i primi passi del processo di unificazione; con lo sguardo rivolto al breve periodo e ai piccoli interessi nazionali si stanno pericolosamente muovendo in ordine sparso, ciascuno cercando di risolvere, temporaneamente e populisticamente, problemi di ordine globale e strutturale. In particolare, è il declino dell'ordine monopolare gestito dagli Stati Uniti a rendere inedita la situazione ed urgenti le soluzioni; ma la costruzione di un nuovo ordine multipolare non è un passaggio semplice e presenta molti rischi, primo fra tutti, di cui notiamo con estrema preoccupazione i segnali, il ritorno ad un miope protezionismo persino nell'ambito degli stati europei. Questi ultimi sarebbero i primi a pagarne conseguenze negative in un contesto di grandi potenze globali mentre, dotandosi della capacità di una risposta europea, avrebbero invece la possibilità di partecipare efficacemente alla gestione multipolare del processo di globalizzazione e di indirizzarla verso un modello democratico e regolamentato.

L'Unione Europea, che rappresenta il più avanzato esperimento di superamento della sovranità statale esclusiva al mondo, può e deve porsi come modello per l'unificazione delle grandi regioni del mondo, in vista dell'unità politica dell'intero genere umano. Questo esempio potrà essere fatto valere soltanto ad una condizione: l'UE deve completare la propria unificazione federale, dotandosi del potere adeguato per agire sullo scenario internazionale e per influenzare positivamente le dinamiche – economiche, politiche e culturali – più pericolose per lo sviluppo e la convivenza pacifica dell'umanità. È necessaria un'Unione più democratica ed un governo federale che sia in grado di dialogare con le altre aree del mondo, dimostrando i benefici ottenuti grazie non al diritto della forza, ma alla forza del diritto e di un modello sociale che coniuga la libertà ed il mercato con la solidarietà tra stati e tra cittadini.

Le prossime elezioni europee sono un appuntamento fondamentale, che l'Europa può sfruttare per tornare ad essere soggetto e non oggetto della storia, ma soprattutto per ridare un ruolo al voto dei propri cittadini; in caso contrario diventeranno l'ennesimo sprezzante schiaffo alla democrazia e a tutti gli europei, l'ennesima occasione sprecata. Per questo motivo la Gioventù Federalista Europea chiede:

- ai partiti europei di indicare il loro candidato alla guida della Commissione europea e inserire nel loro programma elettorale un chiaro impegno per rilanciare il processo costituente e istituire un governo federale tra i paesi dell'Unione europea che lo vorranno;

- ai candidati che si impegnino ad esercitare tutti i poteri di cui dispone già oggi il Parlamento europeo, in particolare quelli relativi all'approvazione del bilancio, alla nomina del Presidente della Commissione e al voto di sfiducia della Commissione, se gli impegni assunti di fronte agli elettori non verranno rispettati;

- ai governi nazionali l'impegno a riaprire – anche da parte di un'avanguardia di Stati – il processo di revisione istituzionale attraverso una convenzione costituente che abbia il mandato di redigere una Costituzione federale;

- a tutte le forze della società di recuperare la consapevolezza riguardo le finalità ideali del processo di unificazione europea, l'unica via possibile per realizzare un mondo più giusto e pacifico.

Senza una vera Federazione Europea i cittadini europei sono condannati all'impotenza. L'inadeguatezza degli stati nazionali aprirà la strada al populismo, alle politiche protezioniste e agli orrori che pensavamo cancellati dalla scena della storia. Esiste il rischio non trascurabile che la crisi economica e finanziaria in corso rappresenti il primo passo verso una crisi della democrazia in Europa ed il preludio della crisi strutturale – e morale – della civiltà contemporanea

Coloro che hanno a cuore il futuro dell'umanità non possono rassegnarsi di fronte alle scelte miopi della classe politica europea; le elezioni europee del prossimo giugno devono rappresentare il primo simbolo della reazione politica alla crisi globale, e la scelta definitiva tra i due destini possibili per l'Europa ed il Mondo: Unirsi o Perire!

Wednesday, November 5, 2008

A More Perfect Union

L'elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Obama è prima di tutto un evento profondamente simbolico: per il dialogo fra culture, per il "peccato originale" del razzismo americano, per la carica emotiva che ha accompagnato questa campagna elettorale, per mille altri motivi.

Mentre l'ondata neoliberista si spegne lentamente, colpita dai suoi stessi errori e dagli effetti delle crisi ambientale e finanziaria, Barack Obama introduce un nuovo linguaggio, un nuovo approccio, una nuova speranza nel sogno americano; le parole chiave del suo successo sono state hope e change, speranza e cambiamento, capacità di restituire anche all'uomo della strada la fiducia in una visione positiva del futuro, lontana sia dal manicheismo imperialista che dal nichilismo da "crisi della civiltà". Probabilmente il discorso più rappresentativo dell'anima "istituzionale" americana e maggiormente carico di contenuti politici fatto dal neo-presidente è quello tenuto il 18 marzo scorso al Philadelphia, dal titolo A More Perfect Union: in quella città, respirando l'atmosfera della Convenzione Costituente del 1787, Barack Obama ha ridato credibilità a quell'opera incompleta, a quell'"improbable experiment in democracy" che sono gli Stati Uniti d'America.

Purtroppo esiste anche una faccia negativa della medaglia, rappresentata questa volta da ciò che non è stato detto, dagli eventi lasciati in disparte; l'euforia per le elezioni non deve far dimenticare che l'amministrazione Bush ha ancora quasi due mesi di governo, durante i quali cercherà di sfruttare "al meglio" il tempo rimasto. Citando l'editoriale del New York Times del 4 novembre scorso:

While Americans eagerly vote for the next president, here's a
sobering reminder: As of Tuesday, George W. Bush still has 77 days
left in the White House — and he's not wasting a minute.

President Bush's aides have been scrambling to change rules and
regulations on the environment, civil liberties and abortion rights,
among others — few for the good. Most presidents put on a last-minute
policy stamp, but in Mr. Bush's case it is more like a wrecking ball.
We fear it could take months, or years, for the next president to
identify and then undo all of the damage.

[...]

We suppose there is some good news in all of this. While Mr. Bush
leaves office on Jan. 20, 2009, he has only until Nov. 20 to
issue "economically significant" rule changes and until Dec. 20 to
issue other changes. Anything after that is merely a draft and can be
easily withdrawn by the next president.

Unfortunately, the White House is well aware of those deadlines.


Tornando alle elezioni c'è un'altra questione significativa da sollevare, un punto che va al di là dell'Oceano Atlantico per toccare alla radice la crisi del processo di integrazione europea: gli europei, e in particolare la classe politica, hanno molto da imparare da quello che sta accadendo in questi giorni negli USA, qualunque sarà l'effettivo proseguimento di questa nuova avventura umana. Non si possono vincere le sfide politiche nel tempo della globalizzazione senza offrire ai cittadini dei sogni nei quali credere e dei simboli intorno ai quali la comunità può ricostruire la propria identità condivisa; servono nuovi orizzonti e un nuovo coraggio politico, servono proposte forti e democratiche. Solo seguendo l'esempio della reazione americana l'Europa potrà fondarsi come Federazione, unita nelle sue diversità. E, magari, anche la futura Costituzione Federale Europea potrà iniziare con le parole: "We the people, in order to form a more perfect union...".

Tuesday, October 28, 2008

Sulla crisi finanziaria - links

Di seguito i links a tre articoli che ho scritto recentemente per Eurobull.it (www.eurobull.it) e Peacelink (www.peacelink.it) proprio sul tema della crisi finanziaria (uno in realtà è un comunicato stampa della Gioventù Federalista Europea):

1) Federazione Europea o Catastrofe Economica: http://www.taurillon.org/Federazione-Europea-o-Catastrofe-Economica (versione francese: http://www.taurillon.org/Federation-europeenne-ou-catastrophe-economique)

2) La Fiera delle non-vanità - le mancanze politiche dietro la crisi finanziaria: http://www.taurillon.org/La-fiera-delle-non-vanita

3) Tre risposte al panico: http://www.taurillon.org/Tre-risposte-al-panico