In vista della riunione del G20 di sabato prossimo, ho pubblicato un nuovo articoletto su Eurobull.it, dal titolo "Una Nuova Bretton Woods, ma solo se...", nel tentativo di mettere in evidenza non solo le opportunità, ma anche i rischi impliciti nella proposta, ormai sulla bocca di tutti, di una possibile riforma delle regole del gioco dell'economia e della finanza mondiale. Affinchè le riforme, sopratutto se di portata globale, siano veramente una boccata d'aria e "un nuovo inizio", è necessario aver ben chiari quelli che sono ad oggi gli equilibri di potere e la forza relativa di ogni attore in gioco i quali, come è accaduto nella conferenza originale di Bretton Woods, tenteranno di far oscillare dalla propria parte la lancetta dei guadagni, della visibilità e dei risultati.
Una piccola aggiunta all'articolo: come sempre i capi di stato e di governo dei paesi occidentali, sostenitori indefessi della conservazione, proveranno a mascherare l'immobilismo e l'incosistenza delle loro proposte come un velo di mediaticità rivoluzionaria, perseverando ancora una volta nell'impossibile tentativo di andare avanti restando completamente fermi. Ma se anche la Cina deve richiamare in patria il proprio ministro della finanza Xie Xuren, impegnato in una conferenza in Perù, per risolvere problemi economici (Nov. 7 - Bloomberg - China's Finance Minister Xie Xuren was called back from an international economic conference in Peru before the meeting began, following orders from Beijing to help resolve problems at home, an organizer of the event said...), questo è forse il momento per iniziare a pensare seriamente a delle possibili soluzioni alla crisi. Una crisi che non è solo della finanza, ma che riguarda intimamente la struttura della comunità internazionale, il ruolo degli stati, la sproporzione della dimensione produttiva rispetto a quella delle possibilità di controllo (democratico e non), la capacità dei cittadini di reagire alle sfide dell'ecologia, della convivenza multiculturale, dell'autocontrollo del consumo sfrenato e senza senso.
Una piccola aggiunta all'articolo: come sempre i capi di stato e di governo dei paesi occidentali, sostenitori indefessi della conservazione, proveranno a mascherare l'immobilismo e l'incosistenza delle loro proposte come un velo di mediaticità rivoluzionaria, perseverando ancora una volta nell'impossibile tentativo di andare avanti restando completamente fermi. Ma se anche la Cina deve richiamare in patria il proprio ministro della finanza Xie Xuren, impegnato in una conferenza in Perù, per risolvere problemi economici (Nov. 7 - Bloomberg - China's Finance Minister Xie Xuren was called back from an international economic conference in Peru before the meeting began, following orders from Beijing to help resolve problems at home, an organizer of the event said...), questo è forse il momento per iniziare a pensare seriamente a delle possibili soluzioni alla crisi. Una crisi che non è solo della finanza, ma che riguarda intimamente la struttura della comunità internazionale, il ruolo degli stati, la sproporzione della dimensione produttiva rispetto a quella delle possibilità di controllo (democratico e non), la capacità dei cittadini di reagire alle sfide dell'ecologia, della convivenza multiculturale, dell'autocontrollo del consumo sfrenato e senza senso.
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